Il corretto calcolo dei decessi in una epidemia risulta, a livello scientifico, dirimente sia per soppesare la portata letale del virus in proporzione ai contagiati, sia per comparare tale dato con quello della letalità di episodi analoghi avvenuti in passato.
Ad esempio: la cd spagnola, all’inizio del XX secolo, contagiò mezzo miliardo di persone con un numero di morti compresi tra i 25 e i 100 milioni (da 3 a 6 % della popolazione mondiale); la cd asiatica, nel 1957, uccise circa 2 milioni di persone; la cd Sars, nel 2002, classificata, a differenza delle altre, come epidemia e non pandemia, che uccise circa 800 vite umane.
Il Covid-19, ha, secondo le stime ufficiali, ad ora contagiato oltre i 3 milioni di persone e ucciso più di 211 mila esseri umani.
Gli Stati Uniti sono il Paese più colpito, con 54.841 morti e quasi 964.937 infezioni confermate, seguono l’Italia (26.644 decessi), Spagna (23.190), Francia (22.856) e Regno Unito (20.732).
Tuttavia, le stime ufficiali in merito al numero dei decessi non paiono pienamente affidabili, e ciò risulta forse paradossale considerato il grande sviluppo tecnologico e scientifico avvenuto nell’ultimo secolo.
Anche questo fattore rende quindi evidente come un evento letale come quello in atto non fosse stato – probabilmente per negligenza – neanche astrattamente previsto.
In merito alla scarsa affidabilità sul numero dei decessi, occorre premettere che è stata operata, soprattutto nella fase iniziale della pandemia in atto, la distinzione, nel calcolo dello stesso, tra i morti per coronavirus e quelli con coronavirus.
I primi sarebbero quelli deceduti senza altre apparenti patologie in atto, mentre gli altri (la maggior parte) avrebbero contratto il virus e sarebbero morti già avendo patologie pregresse.
Orbene, tale distinzione ha inevitabilmente ingenerato sia una confusione nel conteggio effettivo dei decessi, sia una evidente discrasia nel calcolo degli stessi nei singoli Stati.
La poca affidabilità circa il reale numero è dipesa, in particolare, da un duplice fattore, di cui soltanto il primo è probabilmente giustificabile.
- Innanzitutto molte persone, già malate, che hanno contratto il covid-19 e hanno perso la vita non sono state, per sovraffollamento degli ospedali e per l’incontrollato incremento della curva epidemiologica, incluse nel numero dei deceduti.
Difatti, molti pazienti deceduti per effetti collaterali del coronavirus (infarti, tumori) non sono stati neanche sottoposti a tampone, visitati e soccorsi in tempo.
E tale considerazione è resa evidente dall’utilizzo di quel metodo statistico che valuta l’aumento dei morti ufficiali in ogni Stato rispetto a quello diramato dallo stesso il medesimo mese dell’anno precedente, onde la differenza tra i due valori darebbe indicativamente il numero di decessi effettivo.
Difatti, negli Stati mondiali più colpiti dal virus, il numero dei decessi ottenuto con tale calcolo matematico risulta decisamente più elevato rispetto a quello ufficiale diramato dagli stessi. - Ma taluni Stati hanno addirittura estromesso deliberatamente, forse anche per giustificare delle scelte politiche sulle misure da adottare per fronteggiare la pandemia, dal conteggio totale di decessi, i morti con Coronavirus e altre gravi patologie pregresse. Scelta, questa, palesemente illogica: non a caso l’Istituto superiore di sanità, nelle statistiche ufficiali, si è limitato a suddividere le persone non sopravvissute in fasce sulla base del numero di patologie pregresse.
Tale estromissione risulta fuorviante: difatti se anche una persona era ipertesa, affetta da cardiopatia ischemica e da diabete, ciò non significa che oggi sarebbe già morta se non avesse contratto il Covid-19.
Anzi, quell’evento hic et nunc considerato non si sarebbe mai verificato e, pertanto, la sussistenza di fattori congiunti che hanno cagionato lo stesso non esclude che tale patologia sia stata, a tutti gli effetti, la causa dell’evento lesivo.
Anche in diritto penale vale tale principio (cd equivalenza causale), come precipuamente indicato dagli artt. 40 e 41 c.p. Sarebbe assurdo, difatti, escludere ad esempio la morte di un uomo per omicidio nel caso in cui un soggetto spari ad un malato terminale o ad un nostro parente anziano già gravemente malato che sarebbe morto a breve.
E, purtroppo, l’esclusione, nel calcolo dei decessi da morte per Covid-19, di taluni soggetti aventi altre patologie produrrebbe, in concreto, lo stesso risultato decisamente insensato.
In definitiva, anche il numero effettivo dei decessi, oltre a quello dei contagi, pare essere di gran lunga superiore rispetto a quello che viene quotidianamente riportato. Anche questo fattore, quindi, deve portarci a non sottovalutare i rischi e la virulenza della pandemia che stiamo vivendo.
Luigi Fimiani