Si discute in queste ore della proposta di riforma costituzionale con cui modificare il quorum deliberativo delle “Leggi clemenziali” («Amnistia» e «Indulto») passando da una «maggioranza qualificata» ad una «assoluta».
Ancora una volta, sull’onda del sentimentalismo e dell’emozione di questi giorni, il Parlamento sta portando avanti un progetto di riforma che vorrebbe riscrivere le “regole del gioco” nel settore penale.
La proposta di legge costituzionale, così presentata, è – a giudizio di chi scrive – a dir poco inaccettabile per uno Stato democratico di diritto, laico e secolarizzato.
Il vigente art. 79 della nostra Costituzione italiana, stabilisce che l’amnistia e l’indulto sono concessi “con Legge deliberata a maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera, in ogni suo articolo e nella votazione finale”, diversamente dall’approvazione – a maggioranza assoluta – di una qualunque altra Legge dello Stato per la «genesi» di una nuova norma penale.
Dunque, da un lato, l’art. 79 della Costituzione rimette al Parlamento il potere di indicazione i reati da estinguere e, dall’altro lato, introduce un significativo vincolo deliberativo – la «maggioranza qualificata», per l’appunto – per l’approvazione sia della Legge nel suo complesso, in votazione finale, sia e soprattutto dei singoli articoli che la compone, per ciascuna Camera del Parlamento.
In fin dei conti, dietro quel vincolo così rigoroso altro non c’è se non l’esigenza esplicita di voler sottrarre al potere della maggioranza parlamentare scelte di valore che coinvolgono l’intero assetto sociale.
Un quorum deliberativo così elevato, proprio di una maggioranza qualificata, impone necessariamente un confronto parlamentare alto e un consenso altrettanto elevato, non dominato dai rapporti numerici di una forza politica ma dalla sola razionalità e dalla forza delle proprie argomentazioni; specialmente quando la discussione di riforma produce i suoi effetti nella sfera della libertà personale del singolo, se ne deve dedurre che ci troviamo di fronte alla necessità di interventi normativi che nella loro fase deliberativa mai devono sacrificare ingiustificatamente il mantenimento dell’ordinaria e pacifica convivenza sociale.
Se esiste, allora, un filo conduttore tra «estinzione» e «genesi» della norma penale, forse bisognerebbe ripensare alla modifica del quorum deliberativo per l’approvazione di Leggi dello Stato che introducono nel sistema penale nuove fattispecie incriminatrici passando – esattamente come per l’«amnistia» e l’«indulto» – da una maggioranza assoluta ad una qualificata, garantendo in tal modo che la sanzione penale smetta di essere il «braccio armato» della maggioranza parlamentare e torni ad essere, invece, il momento più alto di confronto politico sulle restrizioni delle libertà personali di ciascun cittadino.
Rinunciare, quindi, al quorum di una «maggioranza qualificata» per l’approvazione di una Legge che concede l’amnistia o l’indulto costituirebbe un inammissibile passo indietro nel sistema delle garanzie costituzionali che presiedono la legiferazione statale nel suo momento più importante: il confronto tra le diverse forze politiche in Parlamento, garanzia per il popolo elettore del più elevato momento di confronto parlamentare dei propri rappresentanti scelti non dominato dai rapporti numerici di forza politica ma dalla sola forza delle proprie argomentazioni.
Enrico Napoletano